Tantra & Amore

Siamo censurati

È con grande costernazione che vi comunichiamo di essere costantemente vittima di un’ingiusta ed immeritata censura da parte di Facebook, una mannaia che si abbatte in modo sempre più restrittivo ed immotivato sulle sponsorizzazioni dei nostri corsi, delle nostre sessioni individuali e dei nostri libri.
Non vendiamo sesso a pagamento né forniamo incontri sessuali o scambi di coppia: nulla di tutto ciò.
Ci occupiamo di crescita personale e cura della relazione. Ma non c’è verso di farlo comprendere alla censura Facebook, che proprio non riesce a capire che la nostra attività è legale, etica e opera nei confini del counseling a mediazione corporea e del coaching relazionale, con un approccio tantrico.
La sfera sessuale non può essere eliminata da un percorso di crescita personale, e non può esserci alcuno sviluppo psicofisico senza affrontare i propri tabù, le proprie inibizioni e le proprie ferite. E non esiste un settore dell’esistenza umana più carico di tabù, inibizioni e ferite di quello sessuale.
Nel terzo millennio sembra paradossale scontrarsi contro un muro sessuofobico e non riuscire a spiegare queste considerazioni elementari che non sono nostre ma universalmente accettate, anche sul piano scientifico. Nel terzo millennio è necessario essere asessuati! Ma l’essere umano NON è asessuato.
Eccoci, quindi, costretti a subire questa discriminazione e questo danno diretto, sabotati e perseguitati per essere convinti sostenitori della libertà, perché Tantra significa proprio questo: espansione e liberazione.
Non può esserci crescita e non può esserci amore nella limitazione e nella censura.
E senza una sana attività sessuale l’intera umanità si sarebbe già estinta…
«Da sempre la censura è lo strumento che i poteri usano per controllare il pensiero e instaurare una dittatura sulle menti. Tuttavia solo nel 1629 viene trasformata da Richelieu in istituzione per analizzare tutte le immagini destinate alla stampa prima di autorizzarne la pubblicazione: il “privilegio del re” come si diceva all’epoca.»
(Michela Marzano)


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