Il problema principale nelle relazioni sentimentali è l’assenza di comunicazione.
I partner sembrano usare due linguaggi diversi, motivo per cui, anche quando si parlano, fin troppo spesso non si comprendono. Senza cadere eccessivamente nello stereotipo, si dice che l’uomo comunichi poco ma esprima chiaramente i suoi bisogni, ad esempio: “Ho fame, che si mangia?”
Mentre per quanto riguarda la donna, è pensiero comune che la sua natura la spinga ad usare molte più parole ma senza palesare direttamente le sue esigenze. La comunicazione femminile, in pratica, si affiderebbe di più al messaggio velato e sottinteso.
Ad esempio, alla domanda: “Ho fame, che si mangia?” risponderebbe: “Mi diceva Gianna, che lei e Paolo sono andati a quel nuovo ristorante, che di giovedì fa il 30% di sconto…” Intendendo invece dire: “Non ho fatto in tempo a preparare la cena, andiamo al ristorante?”
Nell’esempio in questione, l’uomo assai probabilmente non coglierà il sottinteso “andiamo al ristorante” e replicherà: “Ok, ma noi che mangiamo stasera?”
A questo punto lei resterà delusa e sconcertata, ritenendo di aver inviato un indizio chiarissimo e deducendo magari che il partner voglia farle pesare il fatto di non aver preparato la cena.
Potrebbe quindi reagire con rabbia e lui non capirebbe il motivo di tale improvvisa furia.
Come si sente spesso dire:
«Dietro ogni donna arrabbiata c’è un uomo che non ha la più pallida idea di quello che è successo.»
Uscendo dal facile stereotipo, la mente femminile è in effetti tendenzialmente più predisposta all’empatia, ad intuire i bisogni ed i disagi inespressi con chiarezza. È una dote adattiva, perché il neonato non è in grado di comunicare apertamente le sue esigenze, quindi più la madre le intuisce e deduce dai segnali contestuali come espressioni facciali e postura del corpo, più la sicurezza e la sopravvivenza della prole sono agevolate.
Inoltre, ancora oggi, l’educazione imprime nei maschi dei modelli in cui il “mettersi nei panni” dell’altro, soprattutto di una donna, non è virile.
Altro dato noto, ma poco discusso, è che nel processo che ha portato tutti noi a distaccarci dalla nostra mamma per definire noi stessi e la nostra sessualità, gli uomini hanno dovuto rinnegare anche il sesso della madre.
Per riuscire a definirsi “maschi” hanno dovuto distanziarsi dal femminile. Questo implica che gli uomini provino una certa paura, non consapevole ma del tutto naturale, sia ad entrare in un legame di estrema intimità con una donna, sia a lasciarsi coinvolgere in tutto ciò che ritengono essere femminile.
Chiarita la differenza di predisposizione naturale e di condizionamento culturale tra uomo e donna, accettata la diversità espressiva di fondo e le sue infinite possibili varianti dovute al vissuto individuale, dobbiamo allora rassegnarci ad una situazione in cui una vera comunicazione tra partner è impossibile?
No. C’è del lavoro da fare, ma ne vale la pena.
Anzitutto perché la stragrande maggioranza dei conflitti, anche di quelli estremamente critici, deriva da equivoci, incomprensioni e fraintendimenti, e questo vale sia nella relazione sentimentale che in quella amicale. Imparare a comunicare con chiarezza e ad ascoltare con attenzione, ha il potere di eliminare la possibilità che si entri in contrapposizione o si interrompa un rapporto per errori di interpretazione, cioè senza un motivo valido, che è proprio quello che accade quando in effetti non ci si è capiti.
Insomma bisogna imparare a parlarsi, che significa anzitutto comunicare con se stessi (parlar-si) e poi con il partner. Questo perché se non sappiamo neanche noi cos’è che vogliamo, difficilmente saremo in grado di esprimerlo con chiarezza. Se vogliamo semplificare e banalizzare il percorso, richiamando gli stereotipi classici: le donne devono comunicare in modo più maschile, eliminando indizi e sottintesi, e gli uomini in modo più femminile, accogliendo le emozioni.
Come funziona esattamente una comunicazione efficace?
Ecco i principi fondamentali.
- Verità. Parla senza maschere, senza sottintesi, senza finzioni e limitati il più possibile ai fatti.
- Libertà. Il fondamento di una relazione e di ogni dialogo è la libertà di scelta e di espressione. Lascia sempre al partner la facoltà di scegliere e di esprimere un’opinione diversa dalla tua.
- Ascolta. Il dialogo non è l’attesa che tocchi a te parlare e neanche un palcoscenico esclusivo. Dai sempre la possibilità di spiegare. Quando il partner parla, ascoltalo con attenzione e cerca di metterti nei suoi panni. Cerca di capire cosa prova. Se non lo comprendi, chiedi chiarimenti e ascoltali.
- Soluzione. Concentrati sulla soluzione e non sul problema. Fai proposte risolutive. Delle vere proposte che sia possibile respingere, discutere, modificare. Magari individua più alternative.
- Non giudicare. Il partner è diverso da te. Non giudicarlo, non condannarlo, non colpevolizzarlo e non identificare il suo comportamento o la sua azione con la sua essenza.
- Negozia, cerca il compromesso e il punto di intesa comune. Non pretendere che il tuo punto di vista e la tua soluzione siano le uniche possibili. L’obiettivo non è vincere la battaglia verbale e neanche avere ragione. L’obiettivo è risolvere il problema.
- Se non dici quello che provi, quello che pensi e quello di cui hai bisogno, l’altro non può saperlo. Non è telepatico e non è un indovino. E tu non sei la “settimana enigmistica”. Svela l’emozione, cerca il pensiero che l’ha generata ed esprimi anche quello. Focalizzandoti sul pensiero emergerà anche il bisogno. Una volta che l’avrai capito, dillo. Non essere generico, sii specifico.
- Controlla il tono della voce, un tono aggressivo o di rimprovero viene percepito come attacco, suscitando una reazione di difesa o di contrattacco, e non di vero dialogo.
- Le parole sono importanti. Pensale prima di dirle. Non usarle come canale di sfogo. Il partner non è il tuo capro espiatorio e neanche il tuo sacco da allenamento.
Questo tipo di comunicazione assertiva è stato elaborato e studiato da Marshall Rosenberg a partire dal 1960, e da lui definito come CNV “Comunicazione non violenta” o comunicazione empatica.
A prima vista può sembrare complicata da attuare, ma una volta appreso il metodo, si rivelerà molto più semplice, maturo e soprattutto efficace del sistema abitualmente usato in molte relazioni conflittuali o non armoniche. Lo schema comunicativo automatico di ognuno di noi, frutto del nostro vissuto, del carattere e del condizionamento culturale, è tendenzialmente un interscambio verbale che non solo non comunica efficacemente e non avvicina i due partner, ma trasforma spesso la loro quotidianità in un campo di battaglia.
Nei nostri corsi e nelle nostre sessioni, provvediamo anzitutto ad esaminare il vostro abituale modo di espressione verbale, mutandolo da automatico a consapevole, quindi vi insegniamo come trasformarlo in una comunicazione empatica, assertiva e profondamente efficace.
Il programma di crescita personale e cura della relazione “Tantra & Amore”, attraverso i suoi corsi ed eventi esperienziali, è studiato appositamente per fornire concreti strumenti di crescita personale all’individuo e alla coppia, per guardare le criticità con occhi diversi e superarle insieme.
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