L’importanza del confronto nelle relazioni sentimentali
L’amore non è bello se non è “litigarello”, è una frase presa da una canzone del secolo scorso, ed è lo spunto per riflettere insieme sull’importanza del confronto nelle relazioni.
Confronto, dal latino “cum frontis”, che significa mettersi insieme di fronte, è una parola per indicare il porre sullo stesso piano più elementi per conoscerne somiglianze e diversità, allo stesso tempo è usato come sinonimo di competizione e gara, anche se, in questo caso, se ne snatura il senso più profondo, perché in una competizione c’è un vincitore ed un vinto, in un confronto, invece, no.
Un sano modo di relazionarsi non può fare a meno del continuo confronto, ma deve imparare a liberarsi del bisogno di uscirne “vincitori”.
Perché se è sano ed indispensabile confrontarsi, non è sano e neanche necessario scontrarsi e trasformare in scontro e conflitto ogni divergenza di opinioni, ogni dettaglio della quotidianità che non risponde alla nostra personale visione della vita e della relazione.
La vita è fatta di relazioni ed interazioni con altri esseri umani.
Quando due individui si incontrano è perfettamente naturale che si confrontino, perché portatori di desideri, aspettative, bisogni e visioni differenti. Il confronto è addirittura un aspetto necessario e vitale delle relazioni, perché è lo strumento che fa emergere e quindi conoscere le differenze fra le due persone. L’altro ci obbliga a considerare un punto di vista diverso dal nostro, permettendoci così di scoprirne l’esistenza e di ampliare il nostro campo di comprensione della realtà. L’esistenza di tensioni che vanno in direzioni opposte ci impone di imparare a negoziare, scendendo anzitutto a patti con noi stessi, facendoci esplorare e conquistare la consapevolezza che non possiamo avere sempre tutto e subito, e neanche automaticamente ragione; e poi ci induce e stimola a trovare una sintesi tra le parti in contrapposizione. È esattamente questo tipo di spinta ad averci fatto acquisire la percezione di noi stessi come individui separati dai genitori, dotati di propri desideri ed aspettative. E la nostra autostima, la nostra indipendenza, la nostra maturità emotiva si basano proprio su come abbiamo attraversato le innumerevoli tensioni conflittuali ed i confronti tra famiglia e amici, amore e lavoro, gioco e responsabilità, dovere e piacere, dogma e libero arbitrio.
L’importanza del confronto
Quando non riusciamo a stare nel confronto, ad attraversare e superare il conflitto cercando una negoziazione, un compromesso, un punto di incontro, abbiamo fondamentalmente un problema nella nostra capacità di relazionarci, la cui soluzione non è evitare lo scontro, rinunciando alla propria espressione ma imparare a gestirlo, a confrontarci senza aggredire, a disinnescare la bellicosità per dare spazio alla mediazione.
Il quieto vivere, quando è frutto non della ricerca del compromesso ma della fuga da ogni scontro e quindi di qualsiasi confronto, spegne la relazione, sia perché non si interagisce affatto, smettendo di conoscersi ed apprezzarsi, sia perché induce ad un dialogo sempre più filtrato, come argomenti selezionati, ristretti, filtrati. Sempre più limitati, finché non si smette di avere argomenti di cui parlare. Il rapporto si appiattisce dunque nella routine e rischia di spegnersi anche nei suoi aspetti passionali, perché la noia è uno dei più grandi ed insidiosi nemici del piacere.
Nella nostra esperienza, infatti, la maggior parte delle coppie che si rivolgono a noi lamentando una passionalità tiepida, se non fredda, sono “spente” anche sul piano del confronto. Uno dei due partner, o entrambi, hanno rinunciato ad esprimersi, preferendo “sopportare” pur di non discutere e litigare. E questo non va bene. Allora è meglio rischiare di non capirsi, scatenando un litigio, che almeno non spegne l’eccitazione e non impedisce l’espressione individuale.
Un amore “litigarello”, insomma, è sicuramente più passionale di uno forzatamente pacifico.
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